“gas” commerciali, ne avete incontrati e cosa ne pensate?
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12/04/2012 alle 21:45 #5872.Partecipante
Volevo condividere un’esperienza e magari generare una discussione.
Pochi giorni fa ero venuto casualmente a conoscenza, tramite facebook, di un altro gas vegano come il gas di cui faccio parte (LasVeGas, che vabbè è vegetariano ma di ispirazione molto vegana).
Ero contento perchè ce ne sono veramente pochi a Roma (solo ErGas che ne sappia io, ma non so se c’è ancora e non mi avevano mai risposto per possibili collaborazioni) e quindi speravo subito di fare rete per magari degli acquisti in comune.
In occasione del primo loro acquisto (di Muscolo di Grano, una sorta di sostituto della carne che personalmente trovo cattivo), essendo io in possesso del listino per i gas del fornitore in questione, ho visto che ricaricavano il 50% per le vendite presso il loro negozio (hanno una sorta di bottega di commercio equo ma non iscritta all’Agices) e facevano il 15% di sconto per chi acquistava almeno una certa cifra. Insomma, se facevi un certo ordine minimo ricaricavano “solo” il 40%.
Questi ricarichi sono tipici di un’attività commerciale, non di un gas. Un gas non può ricaricare proprio niente, ma deve distribuire i prodotti che acquista senza aggiungere nessun sovrapprezzo a parte un’eventuale divisione delle spese, e queste spese devono essere documentate, e soprattutto deve essere ben chiaro quale sia il prezzo pagato al produttore e quali siano le spese: o no?
Quindi secondo il mio parere quest’attività commerciale sfrutta la denominazione “gas” per fare una semplice vendita su ordinazione. E’ un vero e proprio intermediario che si mangia una percentuale consistente sul prezzo finale, proprio quello che i gas vorrebbero evitare.
Secondo la finanziaria del 2007 i gas non possono avere degli utili. Le attività commerciali ovviamente devono avere degli utili se vogliono sopravvivere, ma allora perchè abusare del termine “gas” se sei un negozio? Per vendere di più facendo finta che ci sia una convenienza economica? Perchè va di moda?
Anche io faccio il volontario presso una bottega del mondo (vera e propria, controllata da Agices) e noi offriamo i prodotti che distribuiamo ai gas con degli sconti, ma non diciamo: siamo un gas, venite a comprare da noi che vi facciamo lo sconto. Diciamo: gas, organizzatevi tra di voi membri, fate un ordine insieme e vi possiamo fare uno sconto. E c’è una bella differenza.
Sono io che sono rigido o mi sembra che con i comportamenti che ho descritto si travisa completamente il concetto di gas? Quante attività commerciali mascherate da gas ci sono in giro, quante ne avete incontrate? E’ un problema inutile quello che mi pongo o ha senso difendere il concetto di gas?
Quello che mi fa sorgere tanti scrupoli è: ma gli utente di questi “gas” a mio avviso falsi, lo sanno cos’è un gas e che si stanno facendo infinocchiare? Non mi sembra giusto che non lo sappiano, perchè se c’è una cosa che non sopporto è la prepotenza basata sul tenere gli altri nell’ignoranza.
Mi piacerebbe molto sapere la vostra opinione, grazie!13/04/2012 alle 15:36 #6598PaoloAmministratore del forumSono d’accordo, mi ero anche ripromesso di capire cos’era il gas di slow food, per esempio, perché non mi era chiaro, ma non ho avuto tempo… mi pare si travalichi nel caso che hai riportato anche la tipologia gas senza s… avevamo cominciato a parlarne all’ultima assemblea del giovedi (di zolle nello specifico), per cui mi sembra un argomento da seguire
13/04/2012 alle 22:16 #6599MatteoPartecipanteCaro Alfredo per ora non intervengo sulla “questione commerciale” perchè credo che ci possano essere diverse modalità di acquisto e consumo critico e tutte presentano punti di forza e di debolezza. Nell’ultimo incontro GAS tenuto alla CAE è emerso un GAS che addirittura lavora in un laboratorio di macellazione la carne e che quindi ovviamente inserisce i costi di questo lavoro nel prezzo finale del pacchetto…. questo per dirte che ci sono tante strade ancora da esplorare.
Ma mi vorrei soffermare su Capo Horn, che gestisce una bottega del commercio equo e solidale che non è in AGICES come non lo sono nel Lazio: Equamente, La tenda dei popoli (socio fondatore), kikelibà, il Fiore di Ladispoli, Engim, e moltissimen altre a Roma, o a livello nazionale Commercio Alternativo, Fair, assobotteghe. Forse se in AGICES ci sono quasi solo i soci ctm-altromercato ci saranno delle ragioni, anche politiche da approfondire. A tal proposito è stato interessante il dibattito sul commercio equo e solidale italiano tenuto proprio alla CAE nella stessa 3 giorni citata sopra.
Oltre a essere una realtà importante del commercio Equo e Solidale romano, la nostra organizzazione è impegnata da sempre nella rete dell’altra economia romana. Puoi chiedere informazioni su di noi alla rete dei bilanci di giustizia di Roma, alla MAG, alle botteghe del Commercio equo di Roma o a Vittorio, Francesco, Gaga, Paolo Gentilucci, Claudia, Valerio, Rudy, e un po’ tutta la vecchia guardia di Pangea-Niente troppo, a Reorient, all’Occhio del Riclone, al CIES, allo SCI, ai soci fondatori dello SCeC (circuito di moneta locale), all’ass. Tatawelo, all’ASAL (ass solidarietà america latina), al Casale Podere Rosa, al GAS cambiaLogica, al GAS di ostia, di Fiumicino, a FishBox, a Marina di GAOS, e penso che posso continuare per molto. Se ti informassi attraverso questi e molti altri soggetti dell’Altra Economia romana scopriresti che siamo un soggetto attivo del consumo critico e non un negozio che approfitta di una moda. Per rispondere alla tua domanda su:”ma gli utente di questi “gas” a mio avviso falsi, lo sanno cos’è un gas e che si stanno facendo infinocchiare?” ti dico che il nostro caso il GAS è nato proprio da un paio di GAS che si sono fusi nella nostra bottega, accorpando gli scarichi, a cui se ne sono uniti altri 2 poche settimane dopo proprio perchè erano intevenuti problemi logistici. Inoltre quasi tutti i Sabati organiziamo incontri (il 14 aprile con la MAG) e spesso alcuni membri di GAS della zona, si appogiano al nostro per approfittare di prodotti che magari il loro non tratta (ad esempio fish-box). Il caso dei prodotti vegan è nato proprio dall’esigenza di gasisti che nella nostra zona non trovano i prodotti vegani e che non interessano ai loro gas e che preferiscono acquistarli la momento dell’ordine che facciamo noi, ovviamente percepiscono uno sconto (come per la vostra bottega controllata AGICES). Inoltre mi chiedo se la nostra organizzazione ha la forza di nascondere ai consumatori la “verità” sui GAS mentre mi sembra che nonostante partecipi al commercio equo non conosci la “verità” su AGICES.
Spero che possa nascere un sereno confronto, soprattutto basato sul rispetto del lavoro degli altri, come noi rispettiamo chi fa commercio equo in modo diverso dal nostro, anche quando quella diversità viene a scontrarsi con il nostro percorso come nel caso prima citato della Città dell’AltraEconomia.23/04/2012 alle 07:53 #6601.PartecipanteCiao Matteo, la mia discussione era relativa invece proprio all’aspetto commerciale o meno dei gas, su cui non intervieni. Nella tua risposta parli di molto altro (sopratutto commercio equo) agganciandoti alla mia citazione di Agices. Invece io volevo parlare di GAS e mi riferivo al gas vegano in specifico (VeGas Capo Horn), che secondo me non è un gas ma un raccoglitore di ordini di prodotti vegani a cui il negozio fa un piccolo sconto mantenendo un margine del 40%. Sono contento che ci siano altre attività di veri gas nel vostro negozio ma io mi riferivo nello specifico a quel “gas”. C’è una bella differenza tra un negozio che offre prodotti con sconto ai gas (che si organizzano da sè nella piena indipendenza, compresa l’indipendenza di cambiare fornitore) e un negozio che organizza un gas per vendere dei prodotti con sconto: il primo offre prodotti ai gas, il secondo usa il termine “gas” per vendere.
23/04/2012 alle 08:04 #6602uljanov piersantiPartecipanteSe vi può interessare, come fornitore, posso dire quali sono al momento le nostre relazioni con i mercatini e gas incluso slow food
23/04/2012 alle 18:53 #6604.PartecipantePerchè no Uljanov? Sopratutto mi piacerebbe capire cos’è il gas di slowfood, com’è organizzato (da chi soprattutto).
23/04/2012 alle 19:44 #6606uljanov piersantiPartecipanteoltre che il modo più semplice per saperlo è chiederlo a loro, sabato abbiamo fatto (biscotteria suljma) la prima fornitura di biscotti e la consegna è stata fatta alla cae con la modalità di scontrino per ogni gasista ed abbiamo consegnato direttamente ai gasisti i quali, pagato l’acquisto con prezzi riservati ai gas, si sono intrattenuti per farci domande, conoscerci come fornitori. Sono molto interessati ad una alimentazione sana e vogliono capire cosa c’è dietro. Da come la vedo io personalmente dico che loro hanno molte più sedi e quindi hanno una grossa capacità di crescita e di distribuzione ma devono ancora organizzarsi.
24/04/2012 alle 13:04 #6607MatteoPartecipanteL’argomento i GAS e gli aspetti commerciali è molto interessante e potrebbe anche essere approfondito ma le modalità con cui ci si relaziona in un dibattito non sono meno importanti del dibattito stesso. Il mio primo intervento non nasce dall’esigenza di rispondere a un interessante tema proposto. Vorrei ricordarti che una decina di giorni fa, hai avviato con Irene una discussione, in parte pubblica e in parte privata, con modalità piuttosto confuse e che a un certo punto è apparso un tuo intervento su questo forum, che in sostanza se da un lato pone un tema interessante, dall’altro denigrava in particolare la nostra cooperativa. Nel fare ciò hai dimenticato di avvisare Irene dell’apertura del dibattito in questa sede e quindi le tue affermazioni, abbastanza discutibili, su Capo Horn sarebbero rimaste senza possibilità di replica. Quando mi spiegherai il perché di queste modalità di discussione allora affronterò con te l’argomento. Qualora altri fossero interessati al tema, di per sè interessante, si troverà il modo di dibattere in una cornice di rispetto di tutti i partecipanti.
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